Nel Mezzogiorno, secondo ultimi dati Svimez, i consumi delle famiglie hanno subito una riduzione dal 2008 al 2014 di oltre 13 punti percentuale (-13,2%). Una flessione più che doppia di quella registrata nel resto del Paese (-5,5%).
Una su tre le persone a rischio povertà, una su 10 nel Centro-Nord.
Nello stesso periodo si è registrato il calo del -9 % sull'occupazione contro il -1,4% del Centro-Nord. Solo un modesto e tendenziale aumento dello 0,6% sul primo trimestre del 2015.
Dal 2001 al 2014 sono stati 526.000 i giovani tra i 15 ed i 34 anni, di cui 205.000 laureati, che hanno lasciato il Mezzogiorno;
di -196.000 unità la diminuzione della popolazione residente al netto degli stranieri.
Arrestare lo svuotamento del Mezzoggiorno deve essere l'impegno prioritario delle classi dirigenti locali e nazionali, dei grandi Gruppi e del sistema imprenditoriale che troppo spesso hanno usato il Sud come area di saccheggio di risorse pubbliche e di avvelenamento del suo patrimonio ambientale e umano.
E' evidente che per arrestare la desertificazione sociale del Mezzogiorno serva assumerne la sua centralità nel quadro delle politiche nazionali per la crescita e lo sviluppo.
Servono azioni mirate di investimento, di lotta alla povertà, di allargamento della base occupazionale e di potenziamento della infrastrutturazione sociale che costituisce fattore imprescindibile per sostanziare la cittadinanza e, per ricaduta, creare nuovi modelli di consumo responsabile e consapevole capaci di declinare i principi di eguaglianza, sostenibilità sociale, economica, ambientale, civile e democratica.
Punto prioritario della ripartenza dev'essere la dotazione di un Piano Straordinario per il Lavoro ed il rilancio delle opere pubbliche (alta velocità, messa in sicurezza del territorio e dell'edilizia pubblica, ecc...) ed un Piano Nazionale contro la Povertà.
Settembre 2015