Lockdown mirati per i no vax di Platì e San Luca? Bene affermare i vantaggi per i vaccinati ma non si rinunci ad una capillare azione di informazione sanitaria sui vaccini e al rilancio socio-economico di realtà per anni abbandonate al giogo della ‘ndrangheta e dove molto diventa antiStato.
Il Presidente della G.R. della Calabria ha dichiarato l’intenzione di chiedere al Governo lockdown selettivi per i no vax di San Luca e Platì. Una misura estrema, certo per non penalizzare, alla luce del tasso di contagi, quanti il vaccino hanno scelto di farlo ma nei fatti non risolutiva del problema del basso numero di vaccinazioni fra la popolazione residente. Stante i dati sanitari, Platì e San Luca detengono infatti bassi indici vaccinali rispetto alla media nazionale del 76%: Platì solo il 28,6% di vaccinati e San Luca il 37%.
In attesa dell’auspicabile obbligo vaccinale erga omnes, l’invocato lockdwon selettivo del Commissario ad Acta alla sanità della Calabria sembrerebbe una misura ad “effetto” perché difficilmente governabile ed in parte superata dalle misure restrittive introdotte dal decreto ultimo del Consiglio dei Ministri che riduce la sfera di attività possibili per i non vaccinati e dalle nuove misure che sembrerebbero in dirittura d’arrivo.
Ogni analisi sociologica sui due Comuni dove pesano condizionamenti generati dalla presenza della ‘ndrangheta e dove in quel brodo di oppressione culturale ha evidentemente attecchito anche il rifiuto ai vaccini, non aiuta a risolvere i problemi di fondo che chiamano in causa, senza soluzione di continuità, le azioni messe fin qui in campo dalle autorità chiamate ad assolvere alla funzione di prevenzione, informazione e di tutela sanitaria di tutta la popolazione calabrese.
In quelle comunità certamente complesse ma non omologabili ed etichettabili nella loro interezza, e dove peraltro agisce anche la Difesa con presidi vaccinali mobili, occorre sradicare pressioni culturali, diffidenze e paure che, se traslate fra le giovani generazioni, rischiano di creare cittadini lontani dal rispetto delle regole e dal senso di responsabilità collettiva.
Soprattutto, serve avviare subito in quelle aree progetti ed investimenti che mettano in circolo lavoro buono, mestieri e professionalità sane, servizi pubblici efficienti, la messa in sicurezza del territorio. Servono azioni che ricostruiscano un clima di piena fiducia e credibilità verso le istituzioni e verso nuove condizioni di vivibilità che sottraggano quei luoghi dall’oppressione della ‘ndrangheta e dal lungo abbandono delle istituzioni.
Le due sfide, vaccinazioni diffuse e rilancio socio-economico delle aree interne, vanno di pari passo. Sono due sfide complesse, non facili ma da esse non si può sfuggire per costruire un’altra Calabria e per capitalizzare socialmente l’impiego di ogni risorsa pubblica, a partire da quelle derivanti dal PNRR. Questo compito chiama in causa le autorità sanitarie ed ogni altro soggetto politico e sociale che opera nel territorio e nell’intera regione.
Il Presidente della G.R., nonché Commissario ad acta alla sanità, investa dunque in una efficace progettualità, in percorsi partecipati, nel protagonismo responsabile dei sindaci dei Comuni interessati, dei medici e dei pediatri di base, dell’ASP, della Chiesa, delle scuole, del mondo associativo tutto per ampliare il più possibile la platea dei vaccinati e prospettare un percorso sano e virtuoso che aiuti quelle realtà a recuperare fiducia ed esercizio delle buone pratiche di convivenza collettiva e di legalità.
Si rafforzi, a breve, una mirata azione di informazione e sensibilizzazione sanitaria che porti a scongiurare ovunque misure che, diversamente, inasprirebbero la diffidenza verso il volto impositivo dello Stato che ricadrebbe inevitabilmente sui più indifesi e fragili delle famiglie no vax: i giovani, gli anziani, i bambini. Gli studenti.
Presidenza Federconsumatori Calabria