Se i settori tradizionali (droga, armi, prostituzione, scommesse clandestine, agromafie, rifiuti tossici, appalti pubblici, ecc.) non bastano più per accrescere i proventi dell'economia criminale, ecco che le cosche calabresi buttano l'occhio dove s'intuiscono guadagni a più cifre: la ricettazione di prodotti alimentari.
L'operazione Acero Krupy condotta in collaborazione tra Magistratura romana e reggina ha messo in luce non solo il “classico traffico” di droga ma anche l'attenzione criminale verso i beni alimentari.
Per la Calabria una mezza novità visto il fenomeno delle agromafie che danneggia economie sane e oneste della regione.
La notizia sta nell'originalità del prodotto. Dopo l'interesse mafioso nel mercato di pesce, carni, arance, pomodori e altri vari prodotti alimentari ecco che si arriva ai fiori e alla cioccolata.
Agli atti dell'inchiesta Acero Krupy risulta infatti, oltre alle partite di droga, anche una partita di cioccolato al centro di traffici nazionali e internazionali: 260 tonnellate di cioccolato Lindt del valore di 7,5 milioni di euro.
Il ghiotto prodotto sarebbe stato trafugato dalla famosa industria dolciaria e riutilizzato per confezionare tavolette di cioccolato con falso marchio e falso numero di lotto per essere commercializzato sul mercato estero e nazionale.
Una parte, stante le notizie di stampa, sarebbe pervenuta sul mercato di Siderno (RC).
Di fronte ai frequenti casi di truffe e traffici alimentari delle cosche i consumatori devono poter sapere cosa comprano e da chi proviene il prodotto acquistato.
Ciò sollecita a:
- una stringente normativa sulle etichettature che consenta di seguire l'intera filiera di produzione, trasformazione e commercializzazione dei prodotti alimentari compresa la loro origine legale
- e ad una BlackList delle attività commerciali coinvolte intenzionalmente in ogni fattispecie di truffa alimentare.